domenica 11 ottobre 2015

La CUCINA Contadina

I CIBI RITUALI VENETI NEL MESE DI NOVEMBRE

L’anno contadino non inizia il primo giorno di gennaio, bensì con la celebrazione dei Morti. Pochi giorni dopo, il giorno di San Martino, inizia l’anno agrario. Per questi motivi, la successione dei mesi rituali e tradizionali della cucina veneta inizia dal mese di novembre anzichè dai primi giorni di gennaio.
Pan_dei_mortiI cibi tradizionali della ricorrenza dei Morti sono, in tutto il mondo, i dolci. In Veneto, ad essi si sono aggiunti la zucca, le fave e le patate americane (patate dolci). Un tipico  dolce era il pan Trandotoconosciuto anche come il Pan dei Morti.
I dolci di Ognissanti sono il Tressian e i Ossi da Morto. Unendo alcuni di questi cibi rituali si dava vita a el piato dei morti, vicino al quale si accendeva ritualmente la candela, allo scopo di illuminare il ritorno dei cari defunti.
Nella cultura contadina veneta c’era la credenza che i morti, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, ritornassero a casa loro per sfamarsi. Si riservava loro così un piatto con gli stessi cibi consumati dai viventi, al fine di dar loro il benvenuto.
Durante la fase di preparazione del piatto si conferiva grande importanza al Brazadelon, la focaccia, poichè era credenza che i morti, nel modo di fare la pasta, riconoscessero la persona che l’aveva preparata.
semi_zuccaAnche le Faoline, le fave, le Miole de zuca, ovvero i semi di zucca, le patate americane e i maroni godevano di una larga diffusione e si consumavano per tutta la durata del periodo delle ricorrenze dei morti.
patate americaneIn tempi più recenti, era consuetudine lasciare un po’ di castagne e qualche patata sulla pietra del focolare (veniva così detto lasciare na sbrancà.
A novembre, il periodo dei marroni, si riteneva che bastasse portare due marroni in tasca per essere vaccinati contro l’influenza.
CastagnaccioLa farina di castagne era venduta dai fruttivendoli, ifrutaroi. Il Castagnaccio, col suo caratteristico colore che richiamava la cioccolata, ne rappresentava la dolce versione.
Esso era soprannominato anche Polentina de castagna, dato l’utilizzo della farina di castagne nelle zone montane per produrre la polenta.
A San Martino, secondo la tradizione veneta, si mangia il gallo, el galeto. Lo si cucina in umido (a poceto, o a pocio). Il gustoso poceto era frequentemente costituito da patate condite.
Nel veneziano, secondo la tradizione, per la gioia dei bambini si preparavano anche i colorati San Martin de pastafrolla.
Il 25 novembre, Santa Caterina, secondo la più antica tradizione veneta, di tira il collo all’oca. Dopo 24 ore veniva tagliata in quarti (detti Ochete), venivano salati e lasciati 8 giorni a ciapare el sale (assorbire il sale). Dopodichè tal pezzi si riponevano negli orci d’argilla e venivano conservati sotto l’unto d’oca, oppure sott’olio. Secondo la tradizione veneta, si potevano anche conservare anche le ochete arrostite.

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